Psicologia ed etica: il buddhismo delle origini

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di PAOLO BANCALE <>

Tutte le religioni, estinte o attuali, credono in una o più divinità, credono nell’esistenza dell’anima destinata a sopravvivere alla morte, fondano le loro credenze su teofanie, ovvero su un corpo di dottrine rivelate direttamente da un dio. Queste caratteristiche mancano totalmente nel buddhismo. Il fondatore di questo insegnamento, unico ed originale nella storia dell’umanità, non fu né un dio, o un suo figlio, o un profeta o un veggente: egli fu soltanto un essere umano, di nobili natali, un principe figlio di re, che abbandonò i privilegi connessi al suo rango per dedicarsi alla ricerca della verità.

Il buddhismo è una ricerca interiore

Il Buddha non si pose problemi del tipo”creazione del mondo, come quando e perché.” L’essenza del suo pensiero è chiaramente espressa nel primo verso del Dhammapada, uno dei testi dottrinari fondamentali,” tutta la realtà è nella mente”.
Come si può facilmente osservare è un completo rovesciamento delle posizioni occidentali, sia religiose che filosofiche. I religiosi si sono rivolti a un dio, i filosofi hanno cercato meccanismi complessi all’interno della natura, tanto complessi che le dottrine filosofiche sono sempre state comprese solo da pochissime persone. E’ invece la mente il luogo dove sorgono e si dissolvono tutti i problemi.
Viviamo angustiati dal dolore, ma abbiamo la possibilità di liberarcene. Questo è uno dei grandi insegnamenti lasciati da Siddhartha Gautama detto il Buddha, ovvero l’illuminato.
Il buddhismo insegna i metodi per trasformare se stessi e raggiungere una condizione di totale serenità. Tutti gli esseri umani possono diventare Buddha. Come? Attraverso un allenamento continuo indicato prevalentemente nel cosiddetto “nobile ottuplice sentiero” ed in altri testi fondamentali che indicano come meditare. La brevità connaturale ad un articolo non consente di scendere nei dettagli. Il buddhismo può essere praticato seguendo i testi canonici ma è senz’altro più facile realizzarlo con l’aiuto di esperti.

Vogliamo riprendere il titolo:

Perché il buddismo non è una religione

In queste poche righe le differenze già sono emerse in maniera estremamente marcata. Nelle religioni “si crede”, nel buddismo “si esperisce”: attraverso la meditazione si prende sempre più contatto con il proprio sé e man mano che si avanza ci si trasforma. Si vede il mondo, la vita, la morte con occhi, ovviamente quelli della mente, profondamente diversi con distacco e senza quell’”attaccamento” in cui il Buddha vede l’origine e la fine della sofferenza umana.
Ed ancora a proposito della meditazione, strumento fondamentale per trasformare se stessi, la dottrina è come una zattera, utile per attraversare un braccio di mare ma quando la terra è raggiunta non serve più. Quando un praticante ha compiuto il percorso meditativo è una persona profondamente diversa.

Quanti sono i buddhisti nel mondo?

Sono circa mezzo miliardo, tutti i paesi dell’est e sud-est asiatico sono buddhisti. Da alcuni anni il buddhismo si è diffuso anche in occidente, particolarmente negli Stati Uniti d’America e in Europa. Il Buddha e il buddhismo sorsero circa cinquecento anni prima di Gesù di Nazareth. Sulla data esatta di questi eventi non abbiamo alcuna certezza, ma solo approssimazione, potrebbero essere anche seicento anni prima dell’era volgare.

Qual è stato e quale è il ruolo sociale del Buddhismo?

A differenza delle religioni occidentali non ha mai avuto un ruolo politico, fatta eccezione per il buddismo tibetano che è una vera e propria teocrazia. Va subito detto che numericamente i buddhisti tibetani rappresentano soltanto l’uno per cento dei buddhisti nel mondo ed il loro buddhismo è diverso da quello predicato dal Buddha più di quanto il protestantesimo differisca dal cattolicesimo. Hanno una storia tutta loro legata ad antichissime tradizioni locali ed operano un sincretismo con la religione autoctona bön.
Le religioni occidentali hanno sempre avuto stretti legami con l’esercizio del potere politico. Il Buddhismo insegna a fare esperienza di uno status diverso dal precedente, come potrebbe usare questo insegnamento a fini politici? Non sembra possibile. Non c’è alcuna irreggimentazione, al contrario il buddhista spicca il volo da solo verso la libertà interiore.

Ancora alcune differenze

Il perdono è un concetto cristiano, tanto forte che è fonte di diritto, come le amnistie, gli indulti e sconti di pena vari. Nel buddhismo non c’è un concetto corrispondente. Il valore etico dell’azione individuale è chiaramente espresso nel verso centosessantacinque del Dhammapada, già citato. “L’uomo da sé fa il bene, l’uomo da sé fa il male, nessun uomo può aiutare un altro uomo”.
Se una persona non comprende il male che ha fatto e non si pente profondamente, tanto da cambiare vita, poco importa che altri lo abbiamo o no perdonato. Come si può facilmente notare ancora una volta il primo verso del Dhammafada, “tutta la realtà è nella mente”, dispiega i suoi effetti benefici.
Un ultimo pensiero conclusivo che sottolinea la profonda differenza tra le religioni e il buddhismo.
Nelle religioni si rivolgono preghiere al proprio dio perché intervenga su eventi dei quali l’uomo è protagonista. Nel buddhismo questo non è possibile: si può solo fare appello alle proprie forze con un sé profondamente trasformato.


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Comments

2 risposte a “Psicologia ed etica: il buddhismo delle origini”

  1. Avatar Nicola Antonucci

    Ottima sintesi, Paolo, di una profonda Coscienza della Realtà, quindi dei Viventi, che Siddharta Gautama ha illuminato per tutti – potenzialmente…
    Certamente per chi… “fa appello alle proprie forze con un sé profondamente trasformato.”
    Grazie!
    Nicola

  2. Avatar Rubes
    Rubes

    ….e il buddismo birmano ? ….rientra nella descrizione ?

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