Animali e bambini. Dialogo tra un non credente e un credente di buon senso.

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di VALERIO POCAR <>
Non credente. Leggo che il romano Pontefice, e non è la prima volta, ha stigmatizzato la scelta di molte coppie di non fare bambini, perché si consolerebbero con l’affetto di animali domestici.

Credente. Francamente, non capisco. Ci sono tante coppie che hanno bambini e tengono un cane o un gatto, al quale vogliono bene, sapendo quanto la presenza di un animale sia, tra l’altro, educativa per i piccoli umani. Poi ci sono tante coppie che non possono avere figli e tante altre che non li vogliono e non tengono un animale di affezione e tante altre che invece tengono animali di famiglia anche se non ci sono bambini. Insomma, mi pare che non ci sia un nesso tra le due cose. Il nesso, semmai, è che si tratta di affetti, magari diversi, ma sinceri e importanti.

NC. Questo nesso che dici lo trovo anch’io, ma temo che nell’esternazione papale ci sia un pregiudizio nei confronti degli animali. Del resto, si racconta che il Papa regnante, a dispetto del nome che si è scelto, aspirasse da ragazzo a fare il macellaio, un’aspirazione non propriamente francescana! Forse avrebbe qualche difficoltà ad accordarsi con un lupo o a predicare agli uccelli…

C. Adesso evita per favore il sarcasmo. Però, non capisco perché l’amore per un animale escluda l’amore per un bambino. Sempre amore è, non ti pare?

NC. Sempre amore è, sono d’accordo.

C. Del resto, non tutti i papi si sono espressi con pregiudizio verso gli animali e non solo quelli di affezione. Paolo VI, per esempio, ebbe a dire che gli animali “sono la parte più piccola della creazione divina, ma noi un giorno li rivedremo nel mistero di Cristo”. Anche Giovanni Paolo II affermò che “non solo l’uomo, ma anche gli animali hanno un soffio divino”, sicché si dichiarò “lieto di incoraggiare e di benedire quanti si adoperano per far sì che gli animali – salto alcune parole – vengano considerati e trattati, francescanamente, come fratelli e sorelle” e aggiunse che “gli animali devono essere rispettati in quanto nostri compagni nella creazione”. Non sei d’accordo?

NC. Altroché, non tanto sugli argomenti che hanno recato, ma sul dovere di rispettarli, sì. Certo che se mai un giorno dovessimo rivedere gli animali in Paradiso, il luogo dovrebbe essere molto affollato. Pensa che soltanto gli animali macellati ogni anno per alimentare gli esseri umani sono almeno sessanta miliardi, senza contare i pesci e gli altri animali marini che si misurano a tonnellate. Tutte creature innocenti alle quali, ammettendo che il Paradiso esista, dovrebbero trovarci un posto. Ma torniamo agli animali di affezione.

C. Di là siamo partiti, infatti.

NC.  A me pare che il Papa confonda un rapporto sostitutivo con un rapporto alternativo. Se una coppia, e perché no un singolo?, non ha affetti umani, per propria scelta o per sorte, perché non dovrebbe cercare l’affetto di un animale, che può offrirglielo? Non posso assolutamente credere che si prenda un gatto in alternativa a un bebé. Le ragioni per cui non si mettono al mondo bambini sono ben altre.

C. Questo lo penso anch’io e dico purtroppo. “Crescete e moltiplicatevi”, pareva una bella idea. Ma in questo mondo sovraffollato?  In questo mondo di fame, di guerre, di incerto futuro climatico? Certo, ci sono anche tanti che stanno bene, ma i più?

NC. Per mettere al mondo bambini ci vuole qualche incentivo pratico di welfare, che da qualche parte c’è, ma nella grande parte del mondo, come nel nostro Paese, non esiste affatto.

C. Ma soprattutto ci vuole la speranza, non credi?.  

NC. Dici bene, la speranza che il futuro dei propri figli sia buono. Fino a qualche decennio fa si nutriva la convinzione che i figli sarebbero vissuti meglio dei loro genitori e, proprio per questo, bisognava ridurre il loro numero per assicurare loro la formazione e le chances adeguate.

C. Ma adesso non è più così.

NC. Purtroppo no. Le coppie in età da fare figli vedono che la loro vita è peggiore e più incerta di quella dei loro genitori e capiscono che i loro figli vivrebbero peggio ancora.

C. Non procreare non è un atto di egoismo, insomma, ma un gesto di responsabilità.

NC. E allora, siccome di affetti bisogna pur vivere, e adottare un bambino è quasi impossibile, si va al canile o al gattile per accogliere in famiglia una creatura che, per darti un affetto incondizionato, chiede solo un po’ di pappa e molte carezze. E potrà sostituire, dal punto di vista affettivo, il bambino che, responsabilmente, si è scelto di non mettere al mondo.

C. Eppure, c’è chi ancora si permette di dire che sarebbe giusto anzi cool che le ragazze aspirassero anzitutto a diventare madri, che tale sarebbe anzitutto il loro compito nella vita.

NC. Roba da medioevo. Del resto, anche il Papa si preoccupa della denatalità e mi piacerebbe che ci spiegasse una buona volta perché.

C.  Credimi, non lo so, ma so che i gatti e i cani non c’entrano nulla.


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