di RAFFAELLO MORELLI <>
Da secoli, tra le Istituzioni civili e la Chiesa Cattolica c’è un clima conflittuale. Peraltro quello odierno è un periodo davvero singolare. Mentre nell’esperienza continua a lievitare la crescita del dato che, nel governare l’umana convivenza, la gestione civile funziona incomparabilmente meglio, i mass media e i giornalisti accantonano tale notizia e danno uno spazio spropositato agli interventi del Papa, non tanto sul suo magistero, quanto sul cosa fare nella società. Oltretutto, nel seguire tale linea, trascurano i contenuti del magistero e attribuiscono alle vicende vaticane il medesimo clima vigente nelle istituzioni. Così pervadono i loro articoli di serrate e giornaliere descrizioni di quanto si dice (e anche si mormora) all’interno della Chiesa in contrasto con le parole di Papa Francesco.
Libertà ed autorità per governare.
Un’impostazione del genere è del tutto sbagliata. Quindi professionalmente inaccettabile e pure assai dannosa per i laici e per i liberali. Perché per i laici e per i liberali l’essenziale è che i cittadini abbiano notizie esatte sugli avvenimenti, non sulle voci di corridoio dei palazzi, anche se vaticani. Il punto è che da molti decenni hanno superato le posizioni anticlericali ottocentesche, per cui non sono interessati a sparlare della Chiesa bensì a far capire con chiarezza l’impostazione errata che essa ha nel gestire la convivenza civile. Per questo è controproducente che mass media e giornalisti nascondano il nocciolo dei contenuti praticati in Vaticano. Che non sono le baruffe di potere, bensì il messaggio religioso imperniato sull’autorità infallibile del Rappresentante di Dio in Terra, cioè del Pontefice, quell’autorità che tutti i cristiani sono obbligati a rispettare ed ubbidire (non per caso, a Capodanno ’24 il Vescovo di Livorno ha scomunicato un parroco, perché il giorno prima in una messa, durante l’omelia, aveva contestato Papa Francesco negandone la legittimità rispetto a Benedetto XVI).
Qui sta il pernio del contrasto dei laici e dei liberali verso la concezione religiosa. Laici e liberali rifiutano l’idea di governare attraverso qualsiasi credo religioso e il basare il confronto democratico sull’autorità. Invece, sui giornali è premiato costantemente il chiacchiericcio dei contrasti interni alla Chiesa, e dimenticato (forse neppure a bella posta) che la Chiesa è fondata sul principio di autorità e che non si affida al confronto democratico tra i suoi fedeli. Perciò è perfino controproducente, dal punto di vista civile, la pratica del denunciare le risse interne al mondo ecclesiale, diffondendo la falsa idea che sono queste risse – e non la struttura stessa autoritaria del sistema Chiesa – a renderla inadatta a governare la società.
Cosa fanno mass media e giornalisti.
Ciononostante, in questo inizio 2024, mass media e giornalisti non fanno altro che attaccare il Papa, enfatizzando le accuse interne fatte dai tradizionalisti su un vasto orizzonte di temi. Con il risultato di sminuire, se non di nascondere, la notizia vera a proposito della Chiesa, vale a dire che il Papa agisce per dare nuova attualità alla dottrina ecclesiale. Nuova attualità che non induce i laici e i liberali a modificare il giudizio sulla dottrina (immutata nel suo spirito), ma che loro apprezzano poiché riduce la distanza della Chiesa dal mondo reale e in tal modo contribuisce a migliorare la convivenza tra culture diverse.
In questo periodo gli attacchi dei tradizionalisti sono concentrati sull’azione del cardinale Fernandez, messo a dirigere il Dicastero per la Dottrina della Fede (dopo la morte di Benedetto XVI), accusato di aver pubblicato un documento, approvato dal Papa, in cui vien data la possibilità di benedire le coppie irregolari ed anche quelle dello stesso sesso; peraltro “non ammettendo nessun tipo di rito liturgico o benedizioni simili a un rito liturgico che possano creare confusione con il matrimonio tra uomo e donna e senza convalidare ufficialmente il loro status o modificare in alcun modo l’insegnamento perenne della Chiesa sul matrimonio”. Addirittura il Cardinale è stato accusato di blasfemia, se non di eresia. E i giornali hanno rilanciato tali accuse puntualmente, aggiungendo che sono il prologo per quando ci sarà il conclave in cui i conservatori sperano di poter rinascere (nonostante, a parte le chiacchere, che le nomine fatte da Francesco lo escludano). Nell’insieme i mass media continuano a dare un’immagine distorta del magistero papale, fondato di per sé sull’autorità, trattandolo come se fosse un abituale disegno politico soggetto alle critiche degli oppositori e sottoposto al loro suffragio. La Chiesa è però tutt’altro e il fermo realismo dei laici e dei liberali non deve mai dimenticarlo.
Papa Francesco ribadisce la condanna di tesi tipiche della moda dei blog e dei social ma estranee ai dettami della fede (quali la maternità surrogata e la teoria gender negatrice dei due sessi) e al tempo stesso appoggia le caute riforme del Cardinale Fernandez che, all’interno dell’alveo della fede e nei suoi lmiiti, riconoscono anche che, fuori della Chiesa, esiste un’altra realtà vivente tra le persone in carne ed ossa (ad esempio, il valore del bacio quale richiamo al Dio che si incarna nell’umanità, oppure le differenze tra orgasmo maschile e quello femminile , alla base della maggior apertura delle donne all’estasi mistica).
È questo sforzo cocciuto di inquadrare la Chiesa nelle dispute abituali interne alla politica religiosa (la morale sessuale, le coppie omosessuali, il matrimonio dei preti) che depista il cittadino dal prendere consapevolezza effettiva dei danni che l’adottare il metro religioso fa al governare la convivenza civile. Un esempio indiscutibile. Il tema della pace. Stampa e televisioni tutti i giorni trasmettono gli appelli del Papa per la pace, a cominciare dall’Ucraina e dalla Palestina. Ebbene, la pace viene sempre auspicata senza mai proporre come costruirla, e questo è il più evidente esempio dei limiti strutturali della religione. Poiché evoca di continuo il Dio e non si affida agli umani (devono partecipare come sudditi adoratori della verità che a loro viene imposta dai rappresentanti di Dio in terra), proclama il bene supremo in nome del Dio ma non riesce ad arrivare alla dimensione umana nello sforzo di materializzarne il realizzarlo. Di fatti, il Papa, quale capo della Chiesa, non riconosce che la pace può solo essere conseguenza della libertà dei cittadini (che è l’attrezzo indispensabile per arrivare alla pace effettiva).
Insomma, il continuo ricorso dei mass media all’aneddotica contro il Papa negli intrighi di palazzo, non aiuta i lettori a comprendere le dinamiche della sua azione pastorale, non fa compiere passi avanti ai rapporti civili e danneggia pure il ruolo religioso della Chiesa. Un simile modo di intendere il giornalismo resta ancorato ad un’idea statica del tempo. Non comprende il detto vecchio di un secolo secondo cui la tradizione non è custodia delle ceneri, ma salvaguardia del fuoco. Nei fatti agisce con l’intento di spingere i conviventi a sognare la perfezione del bene comune: piuttosto che ad impegnarsi nel duro lavoro laico del costruire l’istituzione a passo a passo e piuttosto che a tener conto con fermezza delle differenze tra Stato e Chiesa. È un intento equivalente al favorire la conservazione delle cose così come stanno.
Come si muovono le elites.
Certo, non va nascosto che, quando l’informazione agisce in tal modo, c’è la mano della Curia e delle burocrazie vaticane nonché italiane. Papa Francesco ha parecchio ridimensionato la Curia, con il fine di evitarne la tendenza all’intermediazione censoria e di ampliare il ruolo delle Chiese locali. Nella sostanza, e al di là di problematiche comunque da evitare (come il culto della personalità, gli abusi, gli illeciti, i privilegi cortigiani, i rendiconti mancanti), si tratta di una questione di spessore generale, vale a dire il rapporto tra elites e individui di base, che siano fedeli oppure semplici cittadini. In questi casi la reazione delle elites è la prassi abituale e scatta subito l’accusa più o meno velata di atteggiamenti populisti. Ora, nella Chiesa il principio di autorità dovrebbe impedire simili reazioni. Ma non succede e i giornalisti ne sono soddisfatti. E allora si grida alla volontà di comprimere i corpi intermedi, e si cita il loro essere indispensabili nei riti quotidiani. Sono grida scomposte.
Nel caso di Francesco è plausibile che l’obiettivo sia quello di avvicinare il Papa ai fedeli, senza toccare le funzioni intermedie quanto il loro uso distorto. Dunque non è in ballo l’autoritarismo di Francesco, tacciato perfino di aspirare al potere temporale. Sono in ballo gli effettivi modi di comportarsi della Curia, che spesso diviene autoreferenziale e, fa intendere Francesco, non rispetta il contenuto degli insegnamenti del Vangelo. Del resto la distorsione nel modo di comportarsi di un’elite religiosa è analoga a quanto avvenuto in campo civile, prima nel 2018 con il conseguente gran successo del M5S e poi nel 2022 con quello di Fratelli d’Italia. In tutti e due i casi, il mondo dei giornalisti (salvo limitate eccezioni) ha difeso il PD e gli sconfitti gridando alla democrazia in pericolo perché il populismo era in arrivo. Ma in tutti e due i casi, le elites della Curia e quelle del potere sono state bocciate per l’incapacità di fare attenzione ai loro compiti verso i fedeli e verso i cittadini. Dunque, evocare il pericolo di populismo ecclesiale appartiene di nuovo alle grida scomposte.
Gli errori dell’informazione.
Evidentemente, nella prospettiva laica, un’impostazione del genere è del tutto sbagliata e si traduce in un aiuto perenne alle pratiche del clericalismo diffuso in Italia. Infatti tale impostazione agita le acque e crea sempre confusione circa i temi sui quali si innesta il potere clericale sottotraccia ma concreto (che prospera in barba alla spiritualità). Le iniziative di matrice laica non vengono mai assistite dalla diffusione.
Tre esempi. Uno. I giornali non riprendono la campagna dell’Associazione Via le mani dall’inoptato per togliere una riga della Legge n. 222/1985 (art. 47, c. 3 ultimo periodo) e risolvere l’aspetto scandaloso. Secondo cui il cittadino che non sceglie un beneficiario per il suo 8 per mille dell’Irpef, destina la propria imposta, senza rendersene conto, alla ripartizione proporzionale tra i vari beneficiari 8×1000. Non togliere questa riga è un modo ingannevole per agevolare il finanziamento della Chiesa Cattolica (ordine di grandezza un milione di euro annuo).
Due. I giornali stanno zitti sulla richiesta avanzata al Governo dalla medesima Associazione e da altri perché, in vista del periodo della Dichiarazione dei Redditi, nel 2024 venga di nuovo varato un progetto pubblicitario per invitare a devolvere il proprio 8 x mille allo Stato (progetto che servirebbe a fronteggiare la propaganda dalla Chiesa e che non ci fu nel 2022 e nel 2023). Di nuovo, in danno alla laicità dello Stato, un aiuto alla Chiesa, silenzioso ma sostanziale.
Tre. I giornali trattano poco il tema della recente intesa del ministro dell’Istruzione e del merito con il presidente della Conferenza episcopale italiana, onde varare a febbraio prossimo una procedura concorsuale straordinaria pubblica per i docenti di Religione cattolica. A parte le fondate polemiche sulla tipologia di questi docenti clericali (che i laici propongono di trasformare in docenti di Storia delle Religioni), un simile concorso dopo venti anni tondi, assomiglia molto ad una sanatoria per immetterli tutti in ruolo in via definitiva. Possono concorrere i titolari della certificazione di idoneità rilasciata dall’ordinario diocesano, i quali abbiano prestato servizio per almeno 36 mesi presso le scuole statali e dispongano dei titoli adeguati all’insegnamento della materia. Una volta compilata la domanda di partecipazione, ci sarà un’unica prova orale senza un punteggio minimo per superarla. Verrò formata una graduatoria usata fino ad esaurimento a tempo indeterminato. Insomma, ogni partecipante ha la certezza di passare di ruolo nella scuola pubblica.
Si può concludere affermando sicuramente che al giorno d’oggi la linea editoriale scelta da mass media e giornalisti relega la laicità nelle retrovie favorendo il clima del potere clericale, che contraddice perfino l’ispirazione religiosa della maggioranza dei cittadini.
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