Parole, parole, parole (sante). Dialogo tra un credente e un non credente

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di VALERIO POCAR <>
Credente: Anche ieri, domenica, papa Francesco ha detto la sua, dalla finestra del Vaticano.
Non credente: Lo so, l’ho già sentito ieri in televisione, su tutte le reti il papa è molto gettonato. Ancora una volta, ha detto le solite cose, ha deplorato la violenza e l’ingiustizia e ha invitato alla preghiera.
C. Parole belle, no?
NC. Solo belle parole, non dico sbagliate, ma ovvie e mi meraviglierei che dicesse il contrario. Mi pare ovvio che un papa deplori la violenza e predichi la pace*. Non può mica dire, che so?, che è giusto che i poveri siano sempre più poveri e i ricchi sempre più ricchi. O magari che dobbiamo restare indifferenti rispetto alla morte in mare di tanti poveretti che sperano in una vita un po’ più sicura e un po’migliore. Dire, insomma, che aveva ragione Caino e torto Abele.
C. Anche se ovvie, restano parole giuste.
NC. Giuste e ovvie. Sono la prova che viviamo di media e di social, che riescono a rendere straordinarie anche le banalità.
C. Ti do ragione. Anche a me danno fastidio certi titoli, che un cantautore di successo, magari bravissimo nel suo genere, è “uno dei più grandi musicisti della storia”. Mi piacerebbe sentire il parere di Bach o di Mozart.
NC. I superlativi si sprecano e anche il papa è diventato un mito. Molti che fino a ieri si dichiaravano non credenti o magari anticlericali sono diventati suoi fans. Uno di loro, molto noto, che si dichiara non credente, è arrivato a scrivere che “la sua attività è stata una delle più importanti tra i pontefici che si sono susseguiti nei vari secoli”, che da quando è stato eletto “è cominciato uno dei periodi più importanti della Chiesa mondiale”, che è “un rivoluzionario”. Se lo dice un non credente (punto interrogativo), figurati i baciapile!
C. Non dirmi chi è, si dice il peccato, non il peccatore.
NC. Per i media, insomma, il papa ha sempre ragione, anche se molti cattolici non lo vedono di buon occhio. Malversazioni in Vaticano? i media lodano il coraggio di Francesco che scaccia i mercanti dal tempio. Se un qualche prelato insinua qualcosa contro Francesco, ecco i media pronti a prendere le sue parti e a difenderlo dalle calunnie, sempreché siano calunnie. E così via. Insomma, il mito ha sempre ragione. Hai notato che viene chiamato sempre “papa Francesco”, così, familiarmente. Tutti i suoi predecessori, anche se molto amati, sono stati sempre citati o col loro titolo di regnanti, Benedetto XVI, Giovanni XXIII, o col cognome, papa Ratzinger, papa Roncalli. Lui no, vien chiamato per nome, come uno zio, come il papa di casa.
C. Hai ragione, non ci avevo fatto caso. A me, però, le sue encicliche sembrano profonde e innovative.
NC. A me pare, invece, che confermino l’uso dell’ovvietà come strumento di consenso. È vero che Laudato sii’ affronta la questione ambientale, forse il più grave problema del mondo, ma sono ormai almeno trent’anni che i timori espressi nel documento sono un patrimonio di idee condiviso praticamente da tutti. A me pare il tentativo di recuperare il ritardo storico della Chiesa.
C. Intanto, però, il ritardo è stato colmato.
NC. Ma non puoi dimenticare che il disastro ambientale si è fondato, forse soprattutto, sull’antropocentrismo che contrappone l’uomo e la natura, lo spirito e il corpo, il divino e l’umano eccetera. L’antropocentrismo nei secoli ha informato la morale cattolica, beninteso non solo quella cattolica, e affonda le radici nel pensiero dualista, fondamento delle religioni monoteiste. Poteva essere l’occasione per prendere le distanze da quel pensiero.
C. Grazie della lezione di filosofia! Però, questa posizione per la Chiesa è una novità.
NC. Ma avrebbe potuto continuare a non prendere posizione, oggi, contro l’incombente rischio ecologico e affermare che il mondo può andarsene a ramengo?
C. L’avrebbero accusato di non capire la gravità dei problemi del mondo.
NC. Un danno d’immagine irrimediabile. Appropriarsi delle istanze ambientaliste, fingendo, con una piroetta, di averle scoperte lui, ammantandole di richiami alla morale cristiana, era una scelta obbligata. Con molta prudenza, però, per non scontentare nessuno. Tra le cause del disastro ambientale, per esempio, non si citano gli allevamenti intensivi, uno dei fattori che fa più danno, mettendo in guardia dal consumo di prodotti animali. Un’omissione strana, già che il suo santo patronimico predicava agli uccelli, s’intratteneva persino coi lupi ed era, si sa, vegetariano.
C. Non ci avrà pensato.
NC. Tutti gli altri fattori, però, sono elencati puntigliosamente.
C. E che mi dici, tu bravo solo a criticare, dell’enciclica Fratelli tutti?
NC. Ancora ovvietà. Avrebbe potuto un pontefice non ribadire la necessaria fratellanza tra gli esseri umani, tutti creati a immagine e somiglianza di dio.
C. Ti pare poco?
NC. Tutt’altro. Magari senza tante citazioni dottrinali, lo sapevamo già da duemila anni e bastava il Vangelo. Per quanto mi riguarda, non ho bisogno di essere figlio do dio per sentirmi fratello dei miei simili. Per me i princìpi della convivenza umana restano la libertà, l’uguaglianza e, appunto, la fraternità.
C. Queste tre parole in fila mi pare di averle già sentite.
NC. Già, ma sempre valide.
C. Ribadire il concetto, però, non è sbagliato.
NC. No, certamente, ma sarebbe stato meno ovvio includere nei fratelli tutte le creature.
C. Dici gli animali? e magari anche le piante?
NC. Lo ripeto, il Francesco dal quale prende il nome, quello sì, era davvero originale e rivoluzionario. Lo dico da non credente.

*Ciò, beninteso, vale per l’oggi. Come si sa, nei secoli passati, dalla repressione cruenta degli eretici alle crociate, alle lotte tra papato e impero, alle guerre di religione e via infinitamente enumerando, la Chiesa e il Papato non hanno disdegnato di preferire la guerra alla pace, a dispetto proprio della fratellanza.


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Comments

Una risposta a “Parole, parole, parole (sante). Dialogo tra un credente e un non credente”

  1. Avatar romano Venturini
    romano Venturini

    gratta gratta, spesso sotto il non credente trovi l’ambientalista/animalista che ti fa la lezioncina morale, persino più fastidioso dei preti :-).
    La Natura assurge a divinità.

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