La legge fondamentale d’Israele

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di LUCA BERARDI <>
La Legge fondamentale: “Israele come Stato-nazione del Popolo ebraico”, adottata dalla Knesset il 19 luglio 2018, si colloca nel solco della realizzazione del sogno sionista di creare uno Stato che abbia valenza non nazionale ma “globale” o “planetaria”.
Con questa legge Israele si pone come “Stato nazionale” non tanto della “nazione israeliana” (i cui confini geografici non sono neppure delineati) quanto piuttosto del “popolo ebraico”, ovunque esso si trovi.
I simboli dello Stato d’Israele diventano obbligatori per tutti gli ebrei: nome, bandiera, il candelabro a sette braccia come emblema, Hatikvah come inno; la capitale (Gerusalemme indivisa); l’ebraico come lingua nazionale (fatto salvo uno speciale status provvisorio per la lingua araba); il calendario ebraico come quello ufficiale accanto al gregoriano; i giorni di festa nazionale, il sabato e le feste d’Israele come giorni di riposo (impregiudicato il diritto dei non ebrei di osservare i propri giorni di riposo settimanali e festivi).
Quindi viene riconosciuta l’esistenza di una religione ufficiale, in un territorio (quello dell’intera Palestina) dove la popolazione islamica non può certo essere qualificata come “minoranza etnico-linguistica” rispetto a quella ebraica (nella Diaspora le è addirittura superiore).
La Legge, non definendo quale sia il limite del territorio nazionale dello Stato in cui si realizza l’autodeterminazione, non ha bisogno di specificare chi sia ebreo o no, proprio perché non vuole porre alcuna differenza tra gli ebrei sparsi nel mondo. Quindi la Diaspora fa parte dello Stato ebraico da tutti i punti di vista: nazionale, sociale, culturale, religioso. Non viene data nessuna definizione in chiave religiosa o teologica o confessionale di chi appartenga al popolo ebraico. Il che implica che non ci sia neppure bisogno di concedere la cittadinanza israeliana a chi vive come ebreo in qualunque parte del pianeta.
E tutti gli ebrei hanno diritto a essere difesi da Israele anche a prescindere dal consenso dello Stato in cui si trovano a vivere. Cioè Israele riserva anzitutto a se stessa il diritto-dovere di difendere qualunque ebreo nel mondo.
È incredibile questo modo di vedere le cose. Da un lato si pretende che tutto il mondo accetti questa singolarità; dall’altro s’impedisce al mondo d’interferire in questa pretesa. Da un lato si vuol fare del mondo una propria estensione; dall’altro non si accettano regole che non siano le proprie.



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