Dell’amore analitico

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di GRAZIA ALOI <>

L’argomento non è di facile trattazione, pertanto prima di arrivare al contenuto occorrono alcune premesse che aiutino a comprendere meglio il meccanismo.

Prima dell’amore l’innamoramento
Per amare bisogna prima innamorarsi. A volte ci si innamora della persona sbagliata rispetto alla possibilità di fare coppia oppure sbagliata per la richiesta di essere ricambiati e soprattutto rispettati, oppure addirittura la persona di cui ci si innamora è irreale, tipo un idolo, oppure, ancora, ci sono impedimenti di ordine etico, come vedremo.

L’amore maturo è impegno
L’amore è un sentimento importante per il benessere psico-fisico delle persone e tutte, in un modo o in un altro, ne hanno a che fare nelle sue più varie sfaccettature e modalità di espressione perché è impossibile non amare, anche nelle forme di amore patologico o autoriferito.
Erich Fromm, psicologo tedesco (1900-1980), ci lasciò tale l’insegnamento: “Amore maturo: ho bisogno di te perché ti amo” e “Amore immaturo: ti amo perché ho bisogno di te”, mentre Freud ci tramandò l’idea che sia “normale” chiunque sappia amare e lavorare; entrambe sono espressioni di capacità di saper “trattenere” e soddisfare impegni concreti nel rispetto dell’autonomia di Sé e dell’Altro.
Ci si può innamorare “a comando” ma non amare così. Innamorarsi a comando è possibile perché ci può essere una sorta di seduzione così forte che è possibile credere e cedere al turbinio dell’innamoramento cieco. Amare invece no, perché per amare sinceramente occorre andare oltre e intrattenersi nella complicità dell’unione (Amore Sicuro, Teoria dell’Attaccamento – Grazia Attili 2004).

Il tranfert in analisi
Questa teoria è uno dei pilastri della psicoanalisi, almeno nella sua più ortodossa interpretazione.
Per transfert si intende il meccanismo inconscio/conscio di ripetere all’interno della relazione analitica sentimenti libidici primari non più nei confronti delle antiche figure bensì spostati sulla persona dell’analista verso cui si prova un piacere erotico.
In breve, Freud parlò di Transfert (ubertragung) a partire dagli “Studi sull’isteria” (1892-95), poi nel 1901 con “Il caso di Dora” considerò che nel transfert il paziente agiva invece di ricordare e nel 1914 chiarì e modificò il concetto in “Ricordare, ripetere e rielaborare “. Successivamente, nel 1920 in “Al di là del principio di piacere” non parlò più di ripetizione ma di resistenza al lavoro analitico, resistenza mobilitata dal piacere libidico, quindi erotico.

Chi è l’analista e qual è il suo compito?
(il genere maschile è dettato dalle statistiche analista uomo/paziente donna, ma nulla si toglie al contrario)
Horacio Etchegoyen, psicoanalista argentino (Buenos Aires, 1919-2016), disse che per diventare analista occorre che egli abbia sistemato, per quanto possibile, tutte le sue pendenze affettive ed emotive.
Wilfred Bion (psicoanalista britannico, 1897-1979), per contro, disse che in seduta l’analista dovrebbe essere “senza memoria e senza desiderio” intendendo che ogni volta è come se fosse la prima seduta.
Dunque, l’analista è la persona che, oltre ad avere ovviamente imparato la teoria e la tecnica psicoanalitica, si è sottoposta ad un indispensabile ed accurato training di analisi personale attraverso cui si pensa che abbia acquisito una solida struttura mentale.
Il suo compito è portare il paziente alla guarigione dei sintomi o alla loro remissione e per farlo userà tutto il suo apparato concettuale ed esperienziale, all’insegna della neutralità analitica e dell’astinenza rispetto alle sue pulsioni.
Tanti i fenomeni incontrati durante la cura, tra cui, appunto, quello transferale.
In questo caso, sempre presente sia nella forma positiva che negativa, il clinico ha il compito di interpretare e di far comprendere al paziente quanto il “falso mito” sia una distorsione e quanto sia inappropriato l’affetto erotico nei suoi confronti.

L’amore analitico – la relazione amorosa tra analista e paziente
A questa punto sarebbe opportuno introdurre il concetto di controtransfert ma mi limiterò a significarlo semplicisticamente come il transfert provato dall’analista nei confronti delle emozioni fluttuanti nell’alleanza con il suo paziente.
Chiunque abbia fatto un’analisi sa quanti sentimenti ed emozioni forti si sono succeduti.
Sentimenti forti che hanno determinano l’analisi stessa perché hanno messo in moto comportamenti prevedibili ed attesi.
Che cosa succede?
Prima di tutto una precisazione.
Questa argomentazione non vuole certo essere (e non potrebbe neppure esserlo) una vasta disamina psicoanalitica del fenomeno, e quindi è indispensabile almeno il chiarimento che, nel prosieguo, non vi è nessuna opinione o pregiudizio, perché è impossibile dimenticare che analista e paziente sono due Persone con la loro Storia e la loro Personalità e, in quanto esseri umani, soggette alle cose del mondo.
Se lo fosse, sarebbe un inutile sovraffollamento tautologico.
E, dunque, l’amore analitico esiste, come si vedrà.
Qui un’osservazione neutrale dei fattori scatenanti e delle loro conseguenze.
Freud ne l’Io e l’Es, 1922 disse: l’analisi “non ha certo il compito di rendere impossibili le reazioni morbose, ma piuttosto quello di creare per l’Io del malato la libertà di optare per una soluzione o per l’altra”. (si riferiva al riconoscimento di una capacità di giudizio del paziente, quindi un tratto positivo).
In altri termini, può succedere che analista e paziente vengano meno ai rispettivi ruoli e che agiscano una storia sentimentale.
Ovviamente, non si è più analista e paziente ma due persone (apparentemente) innamorate.
È una situazione molto più frequente di quanto non si pensi e non sempre sono storie passeggere, a volte si configurano in matrimonio.
Molte possono essere le narrazioni ma qui ci si riferirà alla più classica in risposta ai movimenti inconsci sollecitati dall’analisi.
Nello specifico, succede che l’analista cade nell’acting-out può insidioso.
Per acting-out si intende il passaggio dalla posizione verbale della dialettica a quella comportamentale dell’azione. Ossia dal dire al fare.
E succede che sono venuti meno i vincoli etici e morali sopraffatti dal desiderio erotico evidentemente non del tutto soddisfatto altrimenti.
Come conseguenza di quanto sopra, la relazione prende inizio con la più prevedibile delle situazioni: quella sessuale.
Il tòpos, il luogo, è inevitabile.
All’interno di esso, ognuno dei due mette in scena la realizzazione del proprio pensiero erotico insoddisfatto, che in genere è di natura incestuosa.
Lei corona il sogno erotico proibito di congiungersi con il padre e lui, viceversa, con la madre.
Lui, l’analista, ha offerto comprensione, empatia, aiuto e… come non desiderarlo rivendicandolo come l’uomo che ha preferito l’altra sua donna o come un padre-guida?
Lei, la paziente, ha offerto tutto di se stessa e…. come non desiderarla come la sua prima donna proibita oppure come una madre avvolgente?
Certo, queste situazioni si possono presentare pure nelle relazioni comuni, tipo tra colleghi, tra docenti e discenti ecc. ma esse non hanno una provenienza così emotivamente coinvolgente di desiderio sofferto in quanto interdetto e soprattutto tra i due non c’è nessun patto da non violare che li impegna.
Anche in alcune normali unioni lui e lei sono reciprocamente scelti come sublimazione delle figure genitoriali.
A proposito di quanto detto, Freud ci lasciò un monito su cui riflettere: “nel letto matrimoniale si è in sei: loro due più i genitori di lui e quelli di lei.

La resa dei conti
Un fatto così grande da molti punti di vista non può essere vissuto senza conseguenze emotive e comportamentali. Addirittura, a volte si avverte la necessità di farsi aiutare da altri.
Lei farà i conti con la sua infedeltà, se del caso, e non sarà cosa da poco, perché un tradimento è sempre una ferita dell’anima.
Avrà il dubbio se confessare per mettersi un po’ in pace rispetto all’inganno, oppure tacere che è cosa più comoda, fino all’inevitabile scoperta.
Quindi la relazione sarà vissuta probabilmente con ansia.
L’analista avrà anche ben più conti da fare.
Oltre al fatto del tradimento in quanto tale, c’è il problema dell’infedeltà verso l’etica e la deontologia, al punto da rischiare la radiazione dall’Albo professionale.
C’è anche il problema di come fare per superare l’impasse nei confronti di altri pazienti.
Probabilmente, ci sarà almeno un misto di imbarazzo e di senso di inadeguatezza, l’immagine di sé sarà compromessa, il ritorno narcisistico sarà stravolto.
Questo è molto, ma ancora poco rispetto al sentimento di tradimento provato verso se stesso, perché è stato infranto non solo il codice deontologico, ma anche il patto dell’inviolabile neutralità e dell’astinenza verso il setting analitico e verso se stesso.
La neutralità e l’astinenza sono un altro caposaldo della pratica analitica e se vengono meno, viene meno la capacità di resistere ai richiami delle sirene, verso cui è indispensabile avere una protezione psichica e comportamentale assoluta.
Nella stanza d’analisi non si possono soddisfare bisogni né esaudire desideri.
Ma l’ottundimento cancella tutta la teoria e tutti i teorici con i loro insegnamenti.
Sembrerebbero scene di un fotoromanzo, ma invece è proprio realtà: quando succede, tutto il setting assume dimensioni confuse.
Uno dei primi segnali, in genere, è la modificazione della modalità di pagamento da parte della paziente, ossia si ritarda perché, così facendo, resta aperto il legame. L’analista non commenta e soprattutto non interpreta perché incominciano a cadere le barriere del patto analitico.
Infatti, il pagamento delle sedute è indispensabile per regolare e onorare il rispettivo riconoscimento delle parti che non prevede, appunto, aperture di situazione altre, oltre ad avere un significato simbolico non da poco.
Come si dice in senso lato, esso è “il terzo elemento regolatore” (1922, Freud, l’Io e l’Es, Seconda topica).
Da qui in avanti è tutta un’altra storia, fintanto che, in genere, tra i due il desiderio si placa come per incanto: nell’annullamento della resistenza, ognuno ha esaudito il desiderio inconscio, molto inconscio.
Che sia quello dell’incesto verso le figure genitoriali, oppure un altro.
Un altro potrebbe essere rappresentato da una situazione personale molto meno inconscia tipo una relazione con partner sessualmente insoddisfacente.
In questo caso, si mette in scena la libertà di comportamenti sessuali erotici inibiti.
Potrebbe anche diventare una relazione stabile; in questo caso, in genere, ritorna una sotterranea tendenza a riprendere i ruoli di pseudo analista e pseudo paziente.
In ogni caso, all’interno dell’amore analitico, qualunque forma esso assuma c’è una condizione di dipendenza e controdipendenza che si risolve con l’accettazione di tale condizione, a volte realmente avvertita ma accettata se non altro per qualche senso di colpa, oppure mistificata con altri sentimenti sopportabili.
Oppure con una più sana reazione si arriva alla separazione.
In questo caso, la situazione si ricostruisce e ognuno torna alla propria strada, almeno con la testa.


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